| Lippi ricarica la Juve: qui c'è qualità
Con l'arrivo di Candreva sono nove gli azzurrabili. Il tecnico su Amauri: «In attacco i giochi non sono fatti»
Da tutore del pallone made in Italy, ieri a Vinovo, Marcello Lippi ha difeso Ciro Ferrara, la Juve e, quindi, un po’ se stesso. Senza scomodare dietrologie o cattivi pensieri sul futuro mestiere del ct, questa è anche la sua squadra: perché l’ha allenata per anni e ci ha vinto, perché qui ha antiche amicizie, e perché ne arruolerà un bel pezzo, con l’uniforme dell’Italia, ai prossimi mondiali.
Nel frattempo, Lippi perlustra i ritiri, e aspetta segnali dal campionato: «C’è il derby di Milano che ne darà, di segnali - ha detto a Juventus Channel - e poi ci sono squadre come la Juve che devono ritornare a un rendimento adeguato al proprio livello. Alla Juve c’è qualità, sia nello staff, sia nei giocatori». È in gamba Ciro, che con lui era in panchina al mondiale vinto, lo sono quelli che vanno in campo. Un augurio per i bianconeri, e un auspicio per se stesso.
Di sole faccende azzurre s’è discusso, ha precisato il ct all’uscita dai cancelli di Vinovo, per tutta la settimana chiusi alla stampa: «Ho parlato solo di Nazionale e ho verificato le condizioni dei giocatori che interessano a me in chiave Nazionale. E ora me ne vado a casa». Visita solitaria molto informale, iniziata in tarda mattinata e fatta di saluti (Del Piero e Trezeguet), presentazioni (Diego) e chiacchierate, con gli azzurabili, Amauri compreso. Per lo più in palestra, dove la squadra stava lavorando. Nessun proclama, nessuna riunione.
Fino al pranzo, al tavolo di staff e dirigenza, con Ferrara, il vice direttore generale Roberto Bettega e il ds Alessio Secco, tra gli altri. «Proseguo i miei incontri e le visite alle squadre - ha spiegato ancora il ct - ormai sono trascorsi due o tre mesi dall’ultima partita e volevo vedere come stanno gli infortunati, perché in chiave Nazionale ovviamente è una preoccupazione. Guarderò tutte le partite fino a fine stagione e poi sceglierò i migliori». Soprattutto s’è interessato della salute e della condizione fisica dei giocatori, parlando con i preparatori Neri e Gaudino. Di quello ha discusso pure con Camoranesi, fermo da metà dicembre, per uno strappo: l’ala conta di rientrare entro fine febbraio.
Non ha invece parlato con Iaquinta, semplicemente perché non c’era: l’attaccante ha iniziato in un centro specializzato una terapia per irrobustire la muscolatura della gamba sinistra, dopo l’operazione al menisco. Durerà almeno una settimana, allungando ancora il rientro. Così come non ha visto Marchisio, a letto con la febbre. «La Juve è la squadra che ha più italiani in rosa - ha aggiunto Lippi - quindi potenzialmente è la maggior fornitrice di giocatori». Otto, al momento: Buffon, Cannavaro, Chiellini, Legrottaglie, Grosso, Marchisio, Camoranesi e Iaquinta. Tutta gente che resta in lista, nonostante il rendimento a tratti inquietante della Juve.
Il contingente potrebbe salire a nove, con il neo-arrivato Candreva, o dieci, con il passaporto di Amauri. «Tutti sperano - ha detto sul tema il ct - ma Amauri prima di sperare deve diventare italiano. Io parlo solo di giocatori italiani». Nell’attesa, ci può discutere. Con Amauri l’ha fatto qualche minuto, nel corridoio che dalla palestra porta agli spogliatoi. Lippi, in sostanza, ha fatto coraggio all’attaccante, che resta nei suoi pensieri. Da qui a maggio, però, dovrà riprendersi, perché la concorrenza, da Borriello a Toni s’è messa in moto. Brutalmente: una volta acquisita la nazionalità italiana, Amauri sarà ancora in corsa per un posto, a patto di dare segnali di vita. Dovrà allora rompere un digiuno che dura dal 28 ottobre, doppietta alla Samp. Altrimenti in Sudafrica andranno altri, nonostante quel no al Brasile di un anno fa che pareva già una promessa.
Fonte: La Stampa
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